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oltre 130 articoli dovranno
trovare posto nella sacca e nel sacco a spalle
(senza contare il materiale fotografico) per un
totale di 15 chili per il portatore e di 7-12
chili per l'incosciente sognatore.
- l'abbigliamento: è necessario quello
leggero per l'avvicinamento, ma è indispensabile
avere un ricambio per l'eventuale, ma molto probabile
mal tempo: avremo di fatto giornate molto calde
(40 gradi), giornate brutte con pioggia e neve,
ma non troppo fredde, ed a Concordia notti rigide
con -10/12 gradi fuori e -5/6 gradi nella tenda,
c'è possibilità di lavare qualche
capo di biancheria a Paiju ed a Urdukas, ma se
poi manca il sole tutto resta bagnato. Raccomandiamo:
un ottimo sacco a pelo; un cuscino da gonfiare;
una mantella da pioggia che copra anche il sacco
(tipo Ferrino) oppure un ombrello sapendo qual
è l'ingombro
- i bastoncini: tutti ne eravamo dotati, ma
non sono stati assolutamente necessari. Dovendo
fare foto in continuazione sono rimasti nel
sacco tutto il tempo
gli scarponi: abbiamo atteso con ansia le
pedule di una nota marca modello K2. Ottime, leggere
e morbide, bellissime con il marchio K2 sul
fianco, le abbiamo provate e poi imballate per
il grande viaggio. Dopo 12 giorni di utilizzo
su terreno facile, avevamo entrambe le suole
che si stavano staccando, sono già tornate
alla fabbrica per la sostituzione! Per chi fosse
abituato il terreno è ottimo per le scarpe
da ginnastica, con suola spessa e morbida: si
risparmia un sacco di fatica. Le ho usate per
tutto il ritorno. Le pedule servirebbero con
la neve, quindi occorre averle a presso
la sacca: l'altro acquisto è stata
la sacca Ferrino: bella, rossa, spessa ed incerata
con una cerniera indistruttibile. Purtroppo
dopo ore e ore di pioggia sulle spalle dei portatori
tutto era inzuppato. Avviluppare tutto in sacchetti
di nailon sigillati
la toeletta: non sempre è facile sbarbarsi
e lavarsi, ma l'organizzazione metteva a disposizione
presso la tenda mensa un contenitore di acqua
calda per le emergenze specie a Concordia. Altrove
l'acqua se c'era, era comoda. Più o meno
tutti ci tenevamo la barba tre o quattro giorni.
E che dolori sbarbarci Toni!
- viveri di emergenza: nel nostro caso avevamo
pochissimo, cioè mezzo chilo di parmigiano
e due piccoli Cartizze. Il parmigiano è servito per una pasta asciutta comune. L'alimentazione
quotidiana era diversificata, abbondante e fresca
(galline e capre al seguito)
- medicine: ognuno conosce i propri malanni
ed i propri rimedi, ma la mia grande scoperta è che un'aspirina o un moment o una tachipirina
guariscono in una mezza ora il mal di montagna
e ti fanno risentire nuovo. Molti di noi hanno
sofferto di malanni tipici di queste zone: disturbi
intestinali, inappetenza, mal di gola e febbre.
La diagnosi normale dà la colpa ai cibi
e quindi ci si riguarda su quelli con cautele
incredibili. Ho però letto di ricerche
molto attendibili: potrebbe dipendere tutto
dalla continua carenza di ossigeno che mette
in crisi i vari organi. A 5.000 metri il sangue
arterioso trasporta l'ossigeno che a Torino
il nostro sangue trasporta nelle vene.
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